11/20/2007

Filippo (appunti di fabrizio)



Quando pretendete i vostri prevedibili perché mi fate sentire un padre paziente ma non buono. Vorrei tempo per concentrarmi sul cosa fare piuttosto che sul come dimostrarvelo. Ma va bene così, e se è questo che volete sapere, io, fabrizio di luc, affermo che la nostra struttura è organizzata per non fallire: voglio che pretendiate la spiegazione di ogni minimo elemento che vi propongo; se vi fidaste di me a priori cadrebbe il “complemento di protezione interna”. Quella struttura di rigore che ci preserva da attacchi interni alla banda, un paragrafo del codice di luc.

Mio fratello Filippo non padroneggiava le leggi della fisica; mi sorprendevo del fatto che, pur avendo circa il 50% del mio corredo genetico, la sua forma mentale non contemplasse logica e deduzione.
Avevo 4 anni, lui 8 e già provavo tenerezza per certe sue indecisioni di fronte a problemi che per me avevano una sola evidente soluzione. Quella volta cercava di convincere noi più piccini che l'acceleratore del trattore servisse a fare più fumo. Gli altri cadevano nell'evidente trappola (è vero, accelerando il trattore fa più fumo), ma io sentivo dentro un profondo dolore causato da quello che crescendo avrei catalogato come “spostamento di causa ed effetto”, un tipico errore da menti romantiche. Il dolore era dovuto all'impossibilità di dimostrare agli altri bambini, troppo limitati, la sottile inesattezza di quella affermazione. Il misto di giusto e di falso, di vero e sbagliato; la subdola erroneità, l'incompleta comprensione delle cose: nemici che ho sempre combattuto.

E per puro altruismo ho sempre cercato di smascherare gli inghippi mentali intorno a me; la fatica di apporre la traduzione della dimostrazione era ripagata dall'improvvisa illuminazione dell'interlocutore di turno allorché, con le mie spiegazioni, arrivava alla verità, gratificato per il riconoscimento di superiorità che infine mi giungeva.



Il mio fratellone senza saperlo mi chiamava a soccorrerlo, e il suo candore si inginocchiava al mio supporto tecnico. E’ stata la persona alla quale ho voluto più bene e la nostra differenza di età ha semplificato tutto: se fossimo stati coetanei sarebbe stato certamente succube del mio pensare ma, grazie a quei quattro anni, io rispettavo la sua maturità, che forse neanche aveva; ciò ci portava più o meno allo stesso livello e siamo cresciuti insieme.
Però ero sicuro che lui sarebbe andato in paradiso ed io, forse -se lo avessi un poco imitato- al purgatorio. Era buono, giusto, leale, era bianco. Bianco dentro, così vedevo Filippo e mi era lontano. Io non sono puro, lui non era in grado di pensare od immaginare il male, io sì, sempre ed intensamente.
Strano che un angelo come lui avesse solo una mente semplice.
La mia intelligenza feroce mi ha perseguitato da quando ho memoria, ho sempre capito troppo, non c'erano illusioni, poesie, candore per me.Verità e teoremi esatti. Il mondo è così, funziona in maniera univoca, deterministica, corretta fisicamente, ma spesso scorretta romanticamente; il mondo è contro la bellezza e la sincerità che vivevano in persone come lui.
Che mito Filippo, che Grande Ingenuo Gesù era per me. Il paradiso non è per me, ma io so come costruire un paradiso. So come trasformare qualcosa in paradiso, anche questo mio mondo; ci proviamo infatti con le nostre regole. Loro ci avevano provato con le regole di Filippo: la banda del codice si sciolse quando ammazzarono mio fratello.